Hai mai conosciuto un lupo? Dove io vivo l’ho visto spesso e, un giorno, lo incontrai: il suo nome è Lykos, il Lupo Grigio. Quando lo vidi la prima volta, camminava ai margini della radura e il vento che arrivava dalla valle lo circondava di odori: odore di cervo, di orso e di grandi faggi. Sembrava unito da un sottile legame alla foresta che attraversava. La sua pelliccia raccoglieva e trasportava i semi caduti dagli alberi, disperdendoli poi lungo la pista; le sue zampe conoscevano il terreno e sembravano ondeggiare mentre si muoveva con ritmo; a volte faceva una pausa per ispezionare una traccia, a volte per grattare delle pietre dove magari aveva nascosto del cibo.

Lykos aveva imparato tante cose, dai lupi della sua famiglia, fin da quando era molto piccolo. Avevo visto Il branco insegnare a fare le cose insieme, a condividere il cibo con i più vecchi che non possono cacciare e li avevo visti farsi regali. Dedicavano molto tempo ai cuccioli, spesso li portavano in bocca da un punto all’altro per proteggerli; forse è per questo si dice “in bocca al lupo”? I lupi giocano tantissimo fra di loro e, a volte, anche da soli. Quel giorno Lykos rotolò sul dorso, restò fermo con le zampe puntate verso il cielo per un attimo, si alzò, si stirò, corse come un razzo verso una pigna; e poi, con il frutto in bocca, la testa eretta, si allontanò trotterellando. Sapeva che i suoi compagni erano nei paraggi. Verso sera sentimmo un lupo ululare, e poi un altro ululato, da un punto opposto. Era un suono pieno e selvaggio, che echeggiava tra le colline e riempiva grandi distanze.

Lykos attese alcuni istanti e poi, ululò a sua volta. Il suono era più corto e diverso; infine, Il piccolo branco si trovò: si inseguirono per qualche passo giocando, appoggiandosi, poi, a vicenda il muso sul collo. Capii allora che quelli erano i loro linguaggi. Partirono tutti insieme, Lykos, Alpan e Ruva che significa “fratello” e tutti gli altri, attenti ai pericoli e pronti a difendersi l’un l’altro, giocando con i rametti, inseguendo corvi, abbaiando agli orsi, marcando le piste con i loro odori e osservando come l’acqua di un ruscello si infrangeva contro le loro grandi zampe. Fu quello il giorno in cui Lykos ed io ci incontrammo. Il branco aveva trovato rifugio nella grotta su cui i miei rami si stendevano da molto, molto tempo. Brillavo di rugiada sotto il chiarore della luna piena di quella notte, quando vidi gli occhi di Lykos, accesi da quella sua particolare luce, che mi fissavano.

“Che cosa vedi?” mi chiese. “Un lupo!”, risposi, “Un lupo maestoso, e tu?” “Una rosa chiara come il mio mantello, bellissima e selvatica.” E, proprio allora, tante piccole lucciole accesero tutt’intorno di mille luci quel luogo, che si colorò di note che sbocciano piano piano fino a una sinfonia che tutto comprende. Si accesero tutti i colori, come per magia e si accese anche il cielo con le sue mille stelle. “Siamo uniti a tutte le cose” sussurrai “Abbiamo animali in noi e fiori, in noi ci sono il sole, la luna e anche le stelle”. Lykos sorrise. Si dice che quel giorno nacque la tonda Sirio, chiamata “Stella dei Lupi” che, da allora, accompagna all’alba i sogni. Brillò di blu e argento, per ricordare di quando Lykos visse fra i lupi e poi, tornò bambino, lasciando per sempre la sua impronta ai piedi di una rosa selvatica. E mentre si svegliava nel suo lettino con il mistero e l’ombra dei luoghi selvaggi nel cuore, il piccolo sapeva che aveva sognato un amico che aveva una stella nel cielo, che sa farsi strada a fiuto fra le cose del mondo giocando e ululando; un amico che poteva essere una guida, con un selvaggio e tenero fuoco imparati dal branco da cui era nato.

Testo di Dania Ferrari

Illustrazioni di Claudio Cernuschi

 
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