Un giorno, Blu, il figlio di un calzolaio, passeggiando per le strade della città con il suo cane bianco, giunse vicino a una casa abbandonata e d’un tratto udì una voce che sembrava umana: “Liberami, Liberami!” disse la voce. Blu si guardò intorno ma non vide nessuno; allora gridò: "Chi sei? Dove sei?" La voce rispose: “Sono qua! Fammi uscire, fammi uscire!". Blu entrò nella casa attraversando il muro in un punto dove il tempo e le intemperie avevano creato una piccola apertura e gli sembrò di entrare in un altro mondo: ciò che rimaneva delle pareti era coperto dall’edera che con i rami e le radici ritorte sembrava sostenere l’antico edificio; al centro del cortile vide un pozzo per l’acqua coperto dai rami pungenti di rose selvatiche e, tutt’intorno insieme all’erba alta e ai rovi c’era un grande silenzio: “Liberami, presto, Liberami!”, sentì di nuovo.

Il ragazzo si mise a scavare ai piedi del pozzo finché vi trovò una piccola anfora di vetro. All’interno c’era un piccolo uomo, sembrava un Elfo Silvano con tanto di ali, orecchie a punta e occhi a mandorla, che saltellava agitando le braccia!!! Blu non esitò: tolse il tappo all’anfora! Ne usci un essere che cominciò a crescere e crebbe così in fretta che, in un attimo Blu si trovò davanti un mostro orrendo, così grande da oscurare il cielo, con occhi luminosi come il fuoco e con una grande e pericolosa bocca spalancata su di lui: “Ora ti mangerò!” tuonò lo spirito.

"Avresti dovuto dirmelo prima" rispose Blu, "e ti avrei lasciato dov'eri. Ma sappi che tu non mi mangerai!”. “Tu certo non sai che io sono un potente Dio capace di grandi prodigi”. Disse il mostro. “Sembri più un mostro che un Dio, mostrami di essere capace di tornare nella bottiglia e ti crederò; allora potrai mangiarmi”. "Oh!" disse lo spirito superbamente, "niente di più facile!" Tornò piccolo e sottile nell’anfora e, appena entrato, Blu rimise il tappo gettando l’anfora fra le radici delle rose, pronto a tornarsene da dove era venuto.

"Ah! Lasciami uscire, lasciami uscire!" gridò di nuovo lo spirito. "No," rispose il giovane, "Chi ha attentato alla mia vita, se l'acchiappo, non lo rimetto in libertà." - "Liberami" gridò lo spirito, "e ti farò un dono." Blu e il suo cane bianco si guardarono pensosi e, infine, il giovane tolse il tappo nuovamente e, per la seconda volta, lo spirito uscì e diventò gigante e immensamente potente. Porse al ragazzo una chitarra azzurra e disse: “Quando suonerai con questa chitarra vedrai le persone danzare insieme, quando canterai con la musica di questa chitarra un soffio invisibile, come per magia, curerà tutte le ferite”. Blu abbracciò la chitarra e provò qualche nota, ne uscirono suoni di una tale bellezza che lo spirito stesso si trasformò nell’elfo alato che era sempre stato, aggraziato, luminoso e con gli occhi colorati. "Adesso possiamo separarci." Lo spirito ringraziò il giovane per averlo liberato e Blu ringraziò l’elfo del dono e uscì dall’antica casa.Blu e il suo cane bianco da quel giorno andarono per le città del mondo, fischiettando con la chitarra azzurra in spalla, suonando e cantando guidati dallo spirito selvaggio che aveva loro parlato e ancora parlava al ragazzo; una presenza che gli diceva come muovere la mano, che lo svegliava nel cuore della notte con lampi, con musiche, nuove immagini e piogge dorate. Blu divenne famoso, amato dai giovani che, come lui, avevano pensieri azzurri come musica e, vicini a quel bagliore che è in tutte le cose, sapevano inventare.

Testo di Dania Ferrari

Illustrazioni di Claudio Cernuschi

 
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