Avete mai sentito la storia del piccolo usignolo dalle piume argentate?

Era una creatura di squisita bellezza, di lui si racconta che vivesse nel bosco incantato di una grande città.
Si diceva anche che quando il canto dell’usignolo d’argento giungeva dal bosco sino alle strade della città, tutti potevano affidargli un desiderio, perché il canto che saliva e si spandeva intorno lo avrebbe portato fra le corolle del mondo, il mondo invisibile che alimenta la vita e l’incanto.
Ma un giorno, mentre attraversava tranquillo un prato in fiore, incontrò un vecchio strano stregone solitario, anche lui abitava da quelle parti e, con un gran vocione, gli disse:
“Usignolo d’argento, d’ora in poi canterai la notte soltanto, finché un bimbo ti ascolterà”.
Non aggiunse altro e per molto tempo nessuno seppe il perché di una tale bizzarra idea; ma si diceva anche che il mago avesse messo il canto di giorno in un seme e il seme in un uovo, come se fosse una sorpresa e, poi, l’uovo, che scintillava come un gioiello, ben nascosto nel suo grande giardino dove certi semi sono invisibili e dormono nel segreto della terra fino a che all’uno o all’altro pigli la fantasia di risvegliarsi.

Così da allora il piccolo usignolo poté cantare il suo canto d’amore solo quando la luna con i suoi raggi vegliava sul mondo addormentato e, da quel giorno, il mattino si alzò silenzioso e con lui anche la città intera e stupita: l’usignolo non aveva più il canto dell’alba, la sua voce era sparita e i bambini non riuscirono più a udirlo, proprio come aveva detto quel certo stregone.

Ben presto in città tutti cominciarono a dire che l’usignolo non esisteva più.

Ma il piccolo alato incominciò a volare di qua e di là in cerca di una buona idea, fino a quando si posò a pensare sulla fontanella verde di un grande parco; era pieno di persone e anche di piante d’ogni tipo, c’era persino un laghetto con pesci e fiori e vialetti dove i bimbi potevano correre e giocare.

“C’è gioia qui” pensò fra sé l’usignolo compiaciuto. Fu allora che gli venne quell’idea e immaginò il modo di insegnare ai bimbi della città il segreto del suo canto: il segreto del canto invisibile.
Per questo noi, quando conosciamo un segreto, spesso diciamo: “me l’ha detto un usignolo!”.

E così volò una notte, sfiorando con la punta delle sue ali gentili i sogni dei bimbi di tutta la città ed ecco che al mattino tanti o tutti i piccini arrivarono con le piccole mani piene di semi in un angolino di terra proprio lì, nel parco, e li seminarono con cura perché nascesse qualcosa da dedicare all’usignolo dalle piume d’argento che non potevano più sentire ma che avevano continuato ad amare. L’usignolo si sentì molto felice e si sentì anche molto importante, tanto che le sue piume sembrarono gonfiarsi facendolo diventare un pochino più rotondo, “Anche l’Amicizia è rotonda!” disse fra sé e sé “E come la magia vola su di noi e accade”, pensò.

Fu così che, dopo qualche tempo, si udì una musica gioiosa arrivare proprio dal quell’angolino di parco, che i bimbi avevano chiamato Nemi, che significa, nella loro lingua segreta: il nostro magico mondo.

L’usignolo aprì gli occhi in gran fretta quel mattino e tendendo bene le orecchie seguì il canto e, superati i viali, le case, il traffico e le persone, lo vide.

Era l’albero più grande che avesse mai visto in vita sua e quell’albero cantava!
Cantava con la sua voce, ecco dove era arrivato quel seme!
“Forse i semi come le uova qualche volta rotolano” pensò ridendo.
L’incantesimo era spezzato! E un canto aveva portato in dono il suo sogno! E così da allora si racconta come accade che i tesori del mondo tornino a brillare quando guardiamo il mondo come fanno un usignolo e un bambino e come noi abbiamo la libertà di prendercene cura.
E fu così che lo stregone bizzarro se ne restò con la sua pipa spenta e un uovo vuoto tutto contento nel suo giardino con un piccolo usignolo che cantava di giorno per i bimbi di città e, al calar del sole, per i maghi bizzarri che sanno far cantare gli alberi, nella speranza che sia a loro gradito e che loro vogliano ricambiare il suo gesto offrendo la generosità del loro ascolto!

Testo di Donatella Venditto

Illustrazioni di Daria Piromalli

Stampa Favola